venerdì 20 gennaio 2012

E mi piace immaginarmi un pò così

Il problema del tradurre è in realtà il problema stesso dello scrivere e il traduttore ne sta al centro, forse ancor più dell’autore. A lui si chiede di essere insieme, e a freddo, Napoleone e il suo più infimo furiere, di avere lo sguardo d’aquila dell’uno e la maniacale pignoleria dell’altro. Gli si chiede di dominare non una lingua, ma tutto ciò che sta dietro una lingua, vale a dire un’intera cultura, un intero mondo, un intero modo di vedere il mondo. E di sapere annettere imperialisticamente questo mondo a un altro del tutto diverso, trasferendo ogni sfumatura, registro, accento, allusione, tonalità entro i nuovi confini. Gli si chiede infine di condurre a termine questa improba e tuttavia appassionata operazione senza farsi notare, senza mai salire sul podio o a cavallo. Gli si chiede di considerare suo massimo trionfo il fatto che il lettore neppure si accorga di lui. [...] Il traduttore è l’ultimo, vero cavaliere errante della letteratura.”
Carlo Fruttero, Franco Lucentini, I ferri del mestiere

4 commenti:

  1. ti senti traduttrice? in effetti è un ruolo interessante, che forse io poco prendo in considerazione, ma riflettendoci bene .. ;-)

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  2. è una figura che forse noi lettori diamo per scontata senza renderci conto del lavorone che fa!

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    1. sono pienamente d'accordo. non ho studiato lingue e non mi pongo il problema ma sicuramente c'è un bel lavoro dietro affinché il traduttore riesca a rendere pienamente l'idea dell'autore

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