Ad Auschwitz ci sono stata solo una volta e non me lo dimenticherò mai più. Era un giorno di febbraio, un freddo inverno polacco e qualche fiocco di neve che cadeva lento e silenzioso. La prima tappa è stato il cosidetto Auschwitz Uno, oggi diventato un museo per testimoniare ciò che la lucida e meschina follia nazista aveva ideato per portare a compimento la soluzione finale. Nella mia mente scorrono immagini terribili: le scarpe, le valigie, gli effetti personali, i capelli, le lattine di gas vuote, i corridoi del Blocco della Morte stipati di foto segnaletiche di tutti coloro che non sono più usciti da quelle stanze. E questo è niente, è solo un piccolo antipasto del vero orrore, del punto più basso mai toccato dal genere umano. Solo dopo aver respirato l'aria stantia della camera a gas, riuscendo quasi a sentire le urla, la paura e quella terribile consapevolezza che ti assale un momento prima di morire, allora comprendi davvero la grandezza di questa tragedia.
E poi arriva Birkenau, il campo vero e proprio, Auschwitz Due, quella macchina di morte che in meno di due anni ha cancellato la vita di milioni di persone: le latrine, i blocchi, le macerie dei forni e della camera a gas,quel freddo pungente che ti penetra fin dentro alle ossa, nonostante si sia ben coperti. Ti trovi a chiederti dove, coloro che sono sopravvissuti, abbiano trovato la forza; se tu, nel tuo bel piumino caldo, hai freddo, come hanno fatto loro, vestiti di niente, trattati come bestie, annullati come essere umani, ad uscire da quell'inferno?
Solo alla fine però capisci davvero; quando sei sola su quel binario, con il rumore dei tuoi passi, lenti, cadenzati e incerti, e per un istante ti volti a guardare il cancello di ingresso, ti rendi conto che tu da quel posto uscirai sulle tue gambe, ritornerai alla tua vita e non dovrai vedere o vivere qualcosa che ti torturerà per anni. Capisci quando sei fortunata perchè se il destino non ti avesse fatto nascere in un'altra epoca, appartenente ad un'altra religione, tu saresti potuta essere li, privata della tua esistenza, marchiata come un animale e condannata a morte. Sopo dopo aver visto Auschwitz permetti al dolore di penetrare in profondità, senti nascere in te una partecipazione nuova ed inaspettata, ti immedesimi con le lacrime e la disperazione di chi è stato ingiustamente strappato alla vita.
Un giorno, per non dimenticare i molti che sono morti a causa della follia di pochi.
venerdì 27 gennaio 2012
La Giornata della Memoria: vedere per credere
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Non sono mai stata ad Auschwitz .. ma mi sono venuti i brividi leggendo le tue sensazioni ..
RispondiElimina:*
RispondiEliminala più grande ingiustizia, decidere della vita o la morte delle persone
brividi...puri...
RispondiEliminaun giorno per ricordare chi ancora muore per la follia di pochi.
RispondiEliminaHai scritto un post degno di questo giorno.
RispondiEliminaPer non dimenticare mai la crudeltà che ha annientato poveri innocenti!
Io non ci sono mai stata. Una cosa terribile che non dobbiamo dimenticare perché purtroppo cose del genere capitano ancora.
RispondiEliminaUn bacio cara, bel post.
Io non sono stato ad Auschwitz, ma "solo" in un altro campo, che era solo un campo di lavoro. Nonostante ciò, sono rimasto comunque sconvolto. Non oso immaginare.
RispondiEliminabellissimo post, Isabel, mi hai profondamente colpita!!!
RispondiEliminaio non ci sono mai stata, ma sento che è un luogo carico di sofferenza e di morte che lascia un segno anche a distanta di anni da quell'orrore...
Grazie per il post. Bisogna assolutamente non dimenticare MAI. Mio nonno paterno è riuscito a tornare a casa proprio da quel campo di concentramento. Purtroppo non l'ho conosciuto perchè è morto 8 prima che nascessi, ma mia madre mi racconta ancora la storia del nonno e io non dimenticherò.
RispondiEliminaio non ho mai visto dal vivo questi posti, ma sento l'orrore talmente in profondità che mi vergogno da appartenere alla razza umana, capace di queste atrocità inaudite....
RispondiEliminaso solo che non ci riesco proprio a capire come possano averlo fatto. Di pazzi ce ne possono essere alcuni in una nazione, me che le guidino e convincano gli altri milioni che la propria follia sia la strada giusta, questo no, non lo ammetto! Quindi rimango senza parole, senza risposte e con un macigno che mi chiude la gola e mi fa piangere di dolore e vergogna
grazie per avere descritto le tue emozioni così bene da farmele entrare in ogni cellula
e che Dio-spero proprio che ci sia un Dio- ci perdoni, tutti...